I fichi di Marina
Eccoli qui, i fichi del giardino di Marina Cepeda Fuentes. Per tanto tempo ci ha tenuto compagnia alla radio con la sua rubrica di cucina e di tanto, tantissimo altro. Non si parlava solo di cibo ma anche di tradizioni, di usanze, di ricette di famiglia, di santi, pleniluni, leggende e magie.
Nel tempo siamo diventate amiche, pur senza mai esserci conosciute di persona.
Marina se n'è andata un mese fa, ma continua a farmi compagnia attraverso piccole cose che tornano. Oggi sono stati proprio i fichi. Sono entrata dal fruttivendolo e mentre cercavo con lo sguardo la frutta da comprare, eccoli lì, i fichi, pochi, dentro una scatola, esattamente come questi, con la buccia quasi sul punto di spaccarsi. Ne ho presi due, che di più sarebbero stati troppi, e appena tornata in camera me li sono davvero gustati, con calma, prima uno e poi l'altro, dolci e saporiti, fresca merenda estiva. E mi sono tornate in mente le merende che facevo in Sardegna, a Decimomannu, a casa dello zio Carlo e di zia Rosetta, in giro con mia cugina Gabriella per tutta la tenuta, che allora mi sembrava immensa, e ogni tanto io e lei allungavamo la mano a raccogliere un fico, una volta dall'albero dei fichi chiari e una volta da quello dei fichi neri. Buoni, dolcissimi, sceglievamo quelli con la buccia spaccata, segno della completa maturazione. Tornavamo a casa con la faccia e le mani appiccicose! E le bucce venivano lanciate alle galline che becchettavano libere per tutta la tenuta e che felici e starnazzanti si litigavano quelle leccornie.
Grazie, cara amica mia.
Nel tempo siamo diventate amiche, pur senza mai esserci conosciute di persona.
Marina se n'è andata un mese fa, ma continua a farmi compagnia attraverso piccole cose che tornano. Oggi sono stati proprio i fichi. Sono entrata dal fruttivendolo e mentre cercavo con lo sguardo la frutta da comprare, eccoli lì, i fichi, pochi, dentro una scatola, esattamente come questi, con la buccia quasi sul punto di spaccarsi. Ne ho presi due, che di più sarebbero stati troppi, e appena tornata in camera me li sono davvero gustati, con calma, prima uno e poi l'altro, dolci e saporiti, fresca merenda estiva. E mi sono tornate in mente le merende che facevo in Sardegna, a Decimomannu, a casa dello zio Carlo e di zia Rosetta, in giro con mia cugina Gabriella per tutta la tenuta, che allora mi sembrava immensa, e ogni tanto io e lei allungavamo la mano a raccogliere un fico, una volta dall'albero dei fichi chiari e una volta da quello dei fichi neri. Buoni, dolcissimi, sceglievamo quelli con la buccia spaccata, segno della completa maturazione. Tornavamo a casa con la faccia e le mani appiccicose! E le bucce venivano lanciate alle galline che becchettavano libere per tutta la tenuta e che felici e starnazzanti si litigavano quelle leccornie.
Grazie, cara amica mia.
1 commento:
Non la conoscevo. Causa il mio lavoro, mi sono disabituata alle rubriche come quella di cui parli, e totalmente disaffezionata alla televisione per non amarla più.
Conoscevo benissimo invece Alfredo Cattabiani, di cui seguivo il programma radiofonico "Prima di cominciare" alle 6.00 del mattino, da giovanissima, negli anni 60.
La cercherò attraverso le sue tracce come pure Alfredo Cattabiani. Grazie cara.
Aggiungo il senso di smarrimento che puntualmente mi coglie quando qualcuno se ne va ... Grazie
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