domenica, febbraio 03, 2008

Che Joia!


Ogni volta che vado a Milano ci passo davanti e mi fermo a leggere il menù, così fantasioso, poetico e misterioso. Sul menù appeso fuori le portate hanno nomi che evocano paesaggi, profumi, sogni. Ogni volta mi chiedevo chissà che tipo di cucina sarà! Poi ho avuto una rivelazione, proprio grazie a un post di Chez Maurice, in cui si accennava, in una delle sue interviste a cuochi di rango, a questo ristorante. Così ho cominciato a guardarlo con occhi più attenti, mi sono documentata e questo Natale, quando è uscito, mi sono comprata il libro dello chef Pietro Leeman e ho cominciato a leggerlo avidamente.
La cucina del Joia è diversissima dalle ricette che si trovano su Diario di un cuoco, ricette private di famiglia di Leeman, ma leggendo il libro ho cominciato a comprendere la sua filosofia: alimenti biologici, rigorosamente di stagione, che evocano la cucina tradizionale, soprattutto del nord Italia (Leeman è svizzero) ma rivisitati e impreziositi anche dall'utilizzo di ingredienti a volte dimenticati o provenienti da altre culture; alimenti che nel mischiarsi e fondersi l'un l'altro, si trasformano in giochi, in ricordi, in piccole opere d'arte. E soprattutto ho scoperto che Leeman è rigorosamente vegetariano.
Così sabato sera con tre colleghi siamo andati a cena al ristorante Joia, finalmente alla scoperta di questo allievo di Gualtiero Marchesi, armati del suo libro per ottenerne l'autografo!
Ovviamente il sabato sera il locale, che non è grande, era stracolmo, per cui l'unico tavolo libero era il tavolo numero zero, vale a dire quello più vicino ai cuochi: in cucina!
Quale occasione migliore? Mangiare proprio nella fucina, nel luogo della creazione e poter assistere a tutto quel lavoro misterioso che si nasconde dietro ogni singolo piatto.
Così ci siamo accomodati e abbiamo fatto la conoscenza dello chef: Pietro Leeman è un altissimo, bellissimo, giovane (ovviamente per me, è del 1961!) cuoco molto sorridente e gentile. Lo staff in cucina, nonostante i ritmi pressanti, è altrettanto sorridente e gentile e tutti hanno avuto il tempo, e la voglia, di scambiare una chiacchiera con noi, anche il sous-chef, dolcissimo e simpatico cuoco-filosofo-psicologo. Del resto penso che fossero molto divertiti dei nostri Oh! di meraviglia ogni volta che preparavano un nuovo piatto e la creazione usciva bellissima, colorata e appetitosa in presentazioni molto fantasiose.
La cucina sembra un'astronave, lucida, attrezzatissima, ma soprattutto...è senza fuochi!
Ad un certo punto ho chiesto se usavano piastre in vetroceramica elettriche o a gas, la risposta è stata ne' l'uno ne' l'altro, bensì campi elettromagnetici. Questo permette di cucinare senza bruciarsi, perchè al tocco le piastre risultano sempre fredde, si cuociono solo gli alimenti che dentro tegami dal fondo speciale vengono immessi all'interno di questi campi.
Seguire il lavorio della cucina è stato come seguire un complesso balletto in cui ciascuno fa esattamente la sua parte con grande professionalità, dal ragazzo alla plonge, agli addetti alla preparazione delle salse fino ai camerieri, tutti giovani e molto sorridenti: un vero spettacolo insomma!
E il cibo è stato veramente all'altezza delle aspettative! E anche del prezzo!
Prometto che la prossima volta porterò la macchina fotografica per documentare le meraviglie che degusteremo!
Dimenticavo, ho anche avuto dedica e autografo sul libro!

5 commenti:

Moky in AZ ha detto...

Congratulazioni! Io purtroppo non ci sono riuscita ad andare, quest'estate... e' uno dei pochi locali vegan/vegetariani a Milano... deve essere stata un'esperienza indimenticabile!!

Anonimo ha detto...

Sono felice che ti sia piaciuta la cucina del buon Pietro.
Te l'avevo detto che chapeau allo chef, ma anche forti perplessità per chi non è abituato alle provocazioni.
Levami una curiosità terra-terra: quanta gente c'era?

Labelladdormentata ha detto...

Maurice, il locale era strapieno, per questo abbiamo mangiato in cucina! Ma che bella esperienza!

copyman ha detto...

Lo sai che la "tavola dello chef" (quella in cucina o in uno spazio attiguo) è diventata un privilegio da VIP? In alcuni ristoranti c'è persino la lista d'attesa per potersi accomodare al cospetto dello chef. :-)

Labelladdormentata ha detto...

WOW! non lo sapevo, Copy! Pensi che d'ora in poi potrò darmi delle arie?

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