giovedì, dicembre 27, 2012

PALERMO

 Palermo mi accoglie con l'atmosfera festosa e colorata di Ballarò, uno dei suoi mercati, meraviglioso, pieno di vita e di ogni tipo di merce: tanti agrumi, frutta e verdure di ogni genere, e i meraviglioso pescivendoli che espongono come se i banchi del pesce fossero quadri di Guttuso.
Fa caldo rispetto a Bologna: sono partita all'alba di un freddissimo e nebbioso sabato di metà dicembre e arrivo a Palermo in piena sciroccata, il vento che comunque si addice a questo viaggio da sola, senza famiglia, per trovare amici che conosco da tanto, tantissimo tempo e che paradossalmente non ho mai visto. I miracoli del web! Emilia viene a prendermi all'aeroporto e sarà la mia guida, insieme a Peppe e a Salvatore.
La prima cosa che tutti mi hanno raccontato di Palermo è che è la città dove il mare non si vede mai, e così Emilia, dopo il giro al mercao, mi porta a vedere questa meravigliosa chimera: il mare, che si presenta a noi calmo e piatto, quasi con un aspetto estivo. Incontriamo persone che ci fanno gli auguri di Natale e io penso che è assurdo, non è , non può essere dicembre....sembra primavera invece.

 Emilia mi porta al Foro Italico, un lungomare bellissimo impreziosito da opere d'arte spontanee, tra cui la porta, credo forse la più fotografata, ed è suggestiva e bella, questa porta attraverso cui si vede il mare. una porta attraverso cui vorresti passare, per lasciarti alle spalle tutto quello che ti ha fatto soffrire e lanciarti in quel mare calmo che può solo accarezzarti.
E su questo lungomare meraviglioso ci sediamo, Emilia e io, e ci confidiamo come sorelle, con una serenità e una confidenza straordinarie, i nostri visi scaldati dal sole e dall'amicizia che ci lega. Ci raccontiamo di noi, delle nostre vite, pianifichiamo le cose da fare e da vedere: 4 interi giorni e posso decidere senza dover rendere conto a nessuno. Una vertigine di libertà, quasi un buco nero, un piccolo abisso che mi fa sentire quasi ubriaca: non sono abituata a decidere solo per me...
Ci raggiunge Angela, nuova amica, anima inquieta, e mentre ci incamminiamo per gustare il primo caffè palermitano, e non solo quello, ma anche un meraviglioso iris fritto ripieno di ricotta, profumato e gustoso e quasi libidinoso, erotico nel piacere che ti da trovare pezzetti di cioccolato in mezzo alla crema di ricotta, incontriamo i ficus, giganteschi, altra straordinaria meraviglia di questa città incredibile.  Come dice Carmen riguardo anche alle stelle di Natale, i ficus normalmente vivono dentro vasi, in casa, in inverno tendono a perdere le foglie e hanno fusti esili...Qui invece si intrecciano a formare enormi tronchi che si abbracciano come amanti appassionati, e questo dice molto di questa città, sensuale, bellissima e strana.
 In questa città si sono incontrati arabi, normanni , africani, greci, ebrei, e sono stati capaci di convivere, lasciando, ciascuno di loro, quello che di meglio avevano. Quello che viene considerato il ghetto è un dedalo di vicoli completamente aperti, senza porte di chiusura, senza ponti tra un edificio e l'altro e con le targhe stradali in 3 lingue: italiano, ebraico e arabo, segno che le 3 religioni monoteiste sono state capaci di convivere.
E si convive purtroppo anche con una realtà di mafia, ogni passo è contrassegnato da ricordi di uccisioni efferate, di agguati e attentati, da cui le persone normali vogliono prendere le distanze nel miglior modo possibile, strappando terre al malaffare, occupandosi di famiglie a rischio con progetti di sostegno e di recupero di zone meravigliose, come il Palazzo di Maredolce, il lago nascosto, fra palazzoni e aranceti, in mezzo a porte sul cui campanello si leggono cognomi che fanno paura anche a noi che viviamo tanto più a nord. E da quelle porte, da quelle finestre, da dietro le tende volti seri ci scrutano, vogliono capire chi siamo e perchè siamo lì. Non un saluto, non un cenno di un sorriso...solo volti impassibili, quasi come non ti vedessero...



La notte è suggestiva quanto il giorno, i vicoli nel quartiere della Kalsa, il quartiere arabo, sono silenziosi, molti palazzi sono in via di risistemazione, si sentono solo i nostri passi sul selciato, e le nostre voci ridere e scherzare, felici di esserci ritrovati, di poter condividere un aperitivo, una cena, la nostra compagnia reciproca.
Penso a chi non è riuscito a raggiungerci, spero che gli arrivino ugualmente le buone vibrazioni che scorrono tra di noi.
Si beve, e per questa volta bevo anche io, Nero D'Avola, profumato, pastoso, che mi scalda dentro, mi fa sorridere, e assaggio anche un vino mai bevuto prima, qualcosa di fantastico, prezioso e assolutamente inaspettato, una vendemmia tardiva. E la sera prima c'erano state le panelle e il pesce capone, e i gamberetti che abbiamo in parte mangiato crudi, e i cardi e i broccoli impastellati fritti, meravigliose leccornie preparate da Emilia, ma che fanno parte della tradizione palermitana e la sera dopo ci saranno le polpette con le sarde, e i cannoli e i biscotti con le mandorle...commistione delle varie culture anche nella cucina, sontuosa, saporita, povera negli ingredienti ma sontuosa nelle presentazioni.
Tornerò, per vedere quello che non sono riuscita a vedere, per assaggiare quello che non ho ancora assaggiato, ma soprattutto per ritrovare le persone che ho lasciato, per riabbracciarle ancora una volta e lasciarmi circondare dal loro affetto.

1 commento:

la gabibba ha detto...

che bello il tuo racconto...è come essere stata lì con voi...:-)

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