mercoledì, dicembre 06, 2006

Mi piacciono le case!


Sono tornata a Milano, in pieno sciopero dei mezzi pubblici. Per fortuna l'albergo era abbastanza vicino alla stazione. Nessuno mi stava aspettando e me la sono presa comoda, passeggiando e guardandomi intorno con calma. Ho scoperto un quartiere molto carino, pieno di bei palazzi, di quelli che le agenzie immobiliari definiscono signorili, di inizio novecento, con balconcini un po' ridondanti e i fregi dipinti sulla facciata subito sotto il tetto e attorno alle finestre e bei portoni di legno grandi, ad arco, che si aprono su cortili interni dove a volte si intravedono grandi piante ornamentali. E alle finestre si vedono belle tende di pizzo oppure arricciate, e si intravedono o si intuiscono lampadari di cristallo. Belle e solide case borghesi frammiste a esperimenti moderni, case cubiche, di colori a volte anche accesi, tipo un bel turchese, con finestre quasi invisibili poste su piani diversi, quasi che fossero state piazzate qua e là a casaccio e non tutte belle allineate, con gli scuri che sembrano le serrande dei garage, case moderne che ad un primo sguardo distratto potrebbero sembrare brutte, ma che continuano a richiamare l'attenzione a un particolare, poi a un altro, e piano piano ricostruisci con la memoria visiva linee e disegni che riprendono e richiamano il passato, lo reinterpretano e te lo restituiscono nuovo.
E poi le terrazze, gli attici pieni di piante ancora non secche e ancora non ricoperte dai teli di plastica, perchè l'inverno ancora non è arrivato, la temperatura è ancora quasi primaverile.
Mi sembrava di essere Nanni Moretti, con il naso all'insù a guardare quelle facciate!
E poi la sorpresa di piccole piazzette con la fontanella, le panchine e gli alberi, piccoli giardini pubblici che invitano a fermarsi e sedersi su quelle panchine per riposarsi un po', magari leggendo un buon libro. E la magia dei tram, ancora di vecchio tipo, così particolari per me, non abituata. E' stato un rituffarsi in un vecchio amore: l'architettura! Perchè Milano per un po' è stata una sorta di palestra per giovani architetti diventati poi famosi in tutto il mondo.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Nanni è romano!

Francesca Sanzo ha detto...

bellissimo questo post! soprattutto perché condivido in pieno la passione morettiana ( e - cara Meringa - ogni città, anche la più grigia come Milano, ha i suoi palazzi da scoprire) per il naso all'insù...

io mi perdo anche nella nostra città rossa di cortili e archetti e portici, e immagino la vita dietro ai tendaggi. Non quella di oggi ma quella dei secoli, di chi ha costruito quel palazzo, di chi ha scelto quel particolare fregio...

Ho vissuto a Milano e - nella grigia frenesia delle giornate lombarde - andavo in cerca di angoli belli da rimirare, lì ancora più preziosi perché dispersi in mezzo a tante brutture.

Lunghe camminate a fine giornata, per guardare il cielo plumbeo e i sottotetto milanesi...

un momento di pace con il mondo.
E poi salire sui tram.
quelli su cui è ci sono ancora i cartelli con scritto "vietato sputare fuori dal finestrino"...

più lenti della metro, ma infinitamente più belli...

brava. Mi hai messo i brividi con sto post!

piesse: vado al Maggiore se c'è posto

Labelladdormentata ha detto...

Cara Meringa, non pensare che non ami Roma! Roma è stato il mio primo amore fin dalla più tenera età, quando piccolissima, i miei mi portarono a trovare uno degli zii più amati e la sua numerosa tribù (aveva 6 figli, dei quali gli ultimi due praticamente miei coetane) A Roma ci torno e ci ritorno, anche abbastanza spesso negli ultimi tempi, ma Milano è la mia nuova scoperta, ed è una grossa fonte di stupore d ogni passo. Comunque preparati: sarò a Roma il 30-31 marzo e primo aprile per un seminario, spero ci si possa vedere.
Panzallaria carissima, mia cognata è ginecologa al Maggiore, se hai bisogno fammelo sapere. Io comunque i figli li ho avuti tutti al S. Orsola e non mi sono trovata per niente male. Le ostetriche sono tutte molto preparate e carine!
E grazie per i complimenti, non sai il piacere che mi fanno: ho sempre avuto problemi con la scrittura!

lemoni ha detto...

Il Quartiere Coppedè a Roma è un incanto molto simile...una sorta di quartiere fatato...con le palazzine decorate e le ringhiere dei balconi tutti riccioli e bombature...effettivamente le nostre città sono degli spunti continui di saggi sull'architettura...bel post davvero!

Un abbraccio
Gra

Anonimo ha detto...

OT x gra: non mi dire che oltre che essere bellissima abiti anche al Coppedè....

Cara labella, volevo semplicemente rivendicare i diritti, il copiright, ecco. Il fatto che Roma sia un miliardo di volte più bella di qualsiasi altra città al mondo è semplicemente lapalissiano. Non intendevo ribadirlo ulteriormente ;-)
Senti, io verso la fine di marzo sarò giusto un po' meno panzuta di panzallaria oggi...vedremo quello che si potrà fare!!!

Labelladdormentata ha detto...

Lemoni, proprio la scorsa primavera, dopo tanti anni, sono tornata al quartiere Coppedè per farlo rimirare a mio marito che non lo aveva mai visto. E' rimasto a bocca aperta anche lui! Lo stile liberty mi è sempre piaciuto tantissimo, e mi piace così tanto da riempire la mia povera figliola che fa l'istituto d'arte di libri di arte degli anni 20 e 30! A volte mi sembra quasi di essere come il padre della monaca di Monza, che per convincere la figlia del suo futuro, le regalava solo bambole vestite da suora! Devo smetterla di darmi degli alibi e ammettere che quei libri sono per me!

Anonimo ha detto...

Ciao Api,
sai che leggo sempre le pagine del tuo Blog, anche se non commento.
A Roma....ti va di incontrarci?

Labelladdormentata ha detto...

Benvenuta Rosa! Sono felice di leggerti! E di sicuro ci vedremo quando verrò a Roma!

Anonimo ha detto...

Tengo a precisare che il quartiere Coppedè non si può definire liberty. Il periodo è comune, ma lo spirito creativo è un altro, ed è riscontrabile soltanto tra le pieghe neuronali di un architetto, il sig. Coppedè, assolutamente stravagante. A me pare che lui esprima un decadentismo visionario paramedievaleggiante, con una macabra ironia nel caricaturare le memorie più fosche del medioevo immaginario e iconografico.
Più che un quartiere, a me è sempre sembrato una quinta cinematografica. Se pensate che la struttura delgi edifici è in cemento armato, una tecnica all'avanguardia nel primo ventennio del '900, il contrasto è illuminante.
Se vi va leggete il volumetto ultraeconomico della Newton Compton "Il quartere Coppedè" (ora non ricordo l'autore...) in vendita a 1 euro! E 'sufficente per capire un sacco di cosine.

Neve

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